Consiglieri contro la nuova Provincia

Continua la corsa per l’istituzione della Nuova Provincia, Porta d’Italia. Dopo Santa Marinella, che ha fatto da apripista e Fiumicino, anche Civitavecchia ha approvato a maggioranza l’istituzione della Nuova Provincia Porta d’Italia, lunedì 22 aprile.

Santa Marinella, Fiumicino e Civitavecchia. Si fa per dire, perché a votare un cambiamento così radicale per la vita di chi abita in queste città, non sono stati i cittadini a seguito di un approfondito dibattito pubblico, come il buon senso avrebbe suggerito, ma la parte attualmente maggioritaria dei Consigli Comunali emersi dalle passate elezioni, dove il tema non era neanche lontanamente presente nelle proposte elettorali. Il tutto, in realtà, sta avvenendo non solo in assenza di un seppur minimo dibattito pubblico, ma anche di corsa ed in aule consiliari semideserte. Che ci sia in atto una gara di posizionamento del personale politico in vista delle imminenti elezioni di giugno?

A Civitavecchia, la proposta è passata grazie ai voti favorevoli dei consiglieri di centrodestra che hanno affermato con forte convinzione che il capoluogo della provincia non potrà che essere Civitavecchia visto che la città ha un’antica storia passata ed aspetta da decenni l’emancipazione da Roma. La stessa convinzione che, a capoluoghi invertiti, è stata dichiarata nel Consiglio Comunale di Fiumicino, candidata alla posizione di preminenza per maggior numero di abitanti.

Non è ancora nata la Nuova Provincia “Porta d’Italia” e già si prefigurano contrasti e litigi di campanile tra le due città aspiranti capoluogo. Questo evidenzia in maniera palese lo stato di armonia e omogeneità del territorio che si dichiara essere alla base della istituenda entità provinciale. Ma tutto ciò serve al nostro territorio?

A testimonianza della nostra convinta contrarietà al velleitario e infondato esperimento “Porta d’Italia”, noi – consiglieri comunali di diverse forze politiche dei comuni del territorio coinvolti –  rigettiamo esplicitamente la proposta della nuova provincia, con le motivazioni espresse nel documento in allegato.

Limiti e contraddizioni del progetto della Nuova Provincia Porta d’Italia

In queste settimane viene portata all’attenzione dei Consigli Comunali la proposta della nuova provincia “Porta d’Italia”.

La proposta della nuova provincia non trova tutti d’accordo. Più i giorni passano, più le perplessità aumentano e la fretta con cui viene portata all’ approvazione dei Consigli Comunali insospettisce e preoccupa consiglieri e cittadini.

Di seguito evidenziamo quelli che pensiamo essere i gravi limiti dell’iniziativa, cui ci dichiariamo contrari, nel metodo e nel merito.

La proposta viene lanciata in un comunicato del 19 febbraio 2024 a firma di 7/8 Sindaci e portata nei Consigli Comunali di corsa in queste settimane.

Non è previsto nessun coinvolgimento popolare se non il singolo Consiglio Comunale/assemblea pubblica che in ciascun comune interessato si sta convocando per lo più alla presenza di un solo ospite d’onore, avv. Michetti, fautore convinto della proposta senza contraddittorio.

L’iniziativa non si inscrive all’interno di un quadro normativo vigente. Si sta chiedendo l’istituzione di una nuova provincia appellandosi al fatto che la legge 56/2024 Renzi/Delrio verrà modificata (cosa non ancora realizzata) e che le future province saranno potenziate da una legge ancora non approvata che è quella dell’Autonomia Differenziata.

Nella provincia Porta di Roma sarebbero previsti Fiumicino, Ladispoli, Cerveteri, Tolfa, Allumiere, Santa Marinella, Civitavecchia, Tarquinia e Monte Romano. Questo indipendentemente dal fatto che questi comuni siano o meno favorevoli all’inserimento nella nuova provincia. Il Comune di Cerveteri, attraverso la Sindaca Elena Gubetti, ha già espresso la propria contrarietà. E tuttavia la delibera istitutiva ha già descritto in se stessa come superare il fatto, obbligando il comune reietto ad essere inserito d’ufficio in quanto minoranza numerica: alla faccia del centralismo romano! Insomma per avere più democrazia non solo non si coinvolge la cittadinanza con gli strumenti della democrazia, con dibattiti e forme di consultazione, ma anche si obbligano I comuni formalmente indispensabili al progetto ad essere inseriti ope legis.

La mancanza di coinvolgimento della popolazione impedisce la costruzione di un percorso condiviso che, in casi del genere, deve essere necessariamente graduale, tale da far maturare nei cittadini un senso di appartenenza comune.

Partendo dall’asserita volontà di voler contrastare il centralismo romano si evita ogni discussione che possa portare ad una valutazione pubblica di quanto tale presunto centralismo sia reale. Siamo in totale assenza di una qualsivoglia disamina razionale e verificabile che sostenga in positivo la tesi della nuova provincia.

A partire dalla denominazione “Porta d’Italia”, derivante dalla associazione Aeroporto di Fiumicino e porto di Civitavecchia (entità di passaggio e vieppiù scollegate dai luoghi che le ospitano) la nuova provincia sembra più rispondente ad una logica di business societario che ad una reale condivisione di esigenze territoriali. O è forse nella logica di business che va letto l’intento? Nella costruzione di una nuova autonomia di governo territoriale che possa mettere a buon frutto politico (nel migliore dei casi) l’interazione con le entità portuali e aeroportuali? E nel documento si tace sulla costruzione del nuovo porto crocieristico di Fiumicino, con i rilevanti investimenti che comporta e le ricadute politiche e di affari ad esso connesse.

In questo senso, ad una lettura minimamente approfondita, parrebbe che al centralismo romano si voglia sostituire in maniera rilevante quello di Fiumicino: l’operazione, sponsorizzata in primo luogo dal sindaco del Comune, sembra rispondere infatti alle mire egemoniche della sua città che, oltre tutto, con il costruendo porto turistico, insidia gran parte dell’economia di Civitavecchia, l’altro grande Comune della costituenda nuova provincia.

I Comuni dell’area metropolitana in quanto parte della città metropolitana di Roma Capitale, godono attualmente di cospicui finanziamenti; in due anni circa 67 milioni, cifra a cui una piccola provincia di 250.000 abitanti non potrebbe mai aspirare. 

Nella nuova entità preoccupano le voci di entrata che sembrano costituite essenzialmente da tasse, multe, prelievi sui depositi bancari, accensione di mutui, prestiti ed alienazioni per un totale di 73 milioni di euro circa.

Queste cifre, per quanto non completamente inattendibili, appaiono abbastanza aleatorie e non supportate da documenti di bilancio certi e confrontabili. Di fatto potrebbero essere completamente sbagliate. In questo caso la costituzione della nuova Provincia danneggerebbe i cittadini e le attività economiche in modo grave ed ingiustificato. A titolo esemplificativo, non è chiaro come potrebbero essere ad esempio sostenute le ingenti spese relative al cambio di tutti i documenti, del sistema postale, degli archivi telematici, dei libretti di circolazione, ecc., ecc.  Non è chiaro e non è detto quali uffici potrebbero garantire il buon esito di questo generale cambio in tempi celeri.

La proposta promette 5000 posti di lavoro in più, tra “dipendenti diretti ed indiretti e provenienti dall’indotto, dai nuovi presìdi, distaccamenti e plessi e infrastrutture sanitarie, scolastiche ed accademiche…”. Non sappiamo come siano saltati fuori questi numeri se pensiamo che attualmente nella Città metropolitana di Roma Capitale ci sono 1200 dipendenti su più di 120 Comuni! Come potrebbero ricavarsi 5000 posti di lavoro in una piccola provincia come quella di Porta d’Italia?

Il documento promette nuove scuole secondarie, un nuovo Policlinico, un nuovo Ateneo con inserita la facoltà di Medicina (peraltro scelte che dipendono dalla Regione e non dalla provincia). Queste promesse appaiono fatte per ingolosire l’auditorio, ma non scaturiscono da analisi circoscritte. Non sono stati fatti studi demografici per le scuole che attestino la necessità di nuovi istituti né studi per nuovi percorsi universitari. È tutto velleitario. Per quanto riguarda il nuovo Policlinico, conosciamo la grave carenza del personale sanitario ed è difficile immaginare quanti posti nuovi potrebbero ricavarsi; non si prevedono, inoltre, strutture per far fronte alla Sanità territoriale di prossimità. Gli Uffici di Prefettura e Questura sono sovente sottodimensionati in termini di personale e la creazione di nuovi non è verosimile. Belle promesse, ma in controcorrente con l’andamento generale. Un buon governo deve legiferare per il bene del suo territorio non per solleticare le velleità dei suoi amministratori.

Roberto Angeletti – Lista Fiorelli (Comune di Santa Marinella)
Barbara Bonanni – SI e Reti Civiche (Comune di Fiumicino)

Enzo D’Antò – M5S (Comune di Civitavecchia)

Marina De Angelis D’Ossat – PD (Comune di Civitavecchia)

Marco Di Gennaro – PD (Comune di Civitavecchia)

Clelia Di Liello – Coalizione Futuro (Comune di Santa Marinella)

Alessandra Lecis – M5S (Comune di Civitavecchia)

Daniela Lucernoni – M5S (Comune di Civitavecchia)

Gianfranco Marcucci – Ladispoli Attiva (Comune di Ladispoli)

Fabio Paparella – Ladispoli Attiva (Comune di Ladispoli)

Marco Piendibene – PD (Comune di Civitavecchia)

Patrizio Scilipoti – PD (Comune di Civitavecchia)

Carlo Tarantino – Lista Tarantino (Comune di Civitavecchia)

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Braccio da Montone

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